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Una mostra realizzata in occasione del centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini nella casa dell'artista spagnolo Ortega, a Bosco di San Giovanni a Piro.

“Pasolini ha 100 anni!” viene voglia di gridare a pieni polmoni: in un’Italia in crisi profonda oggi più che mai e il pensiero e la voce del grande poeta, saggista e cineasta, autore di opere come Le ceneri di Gramsci, Una vita violenta, Accattone, sembrano urgenti e necessari, con tutta la loro forza, il loro scandalo, la loro violenta vitalità.
Per questo la Fondazione Meeting del Mare C. R. E. A. ha pensato di realizzare, in collaborazione con l’Università di Murcia, in Spagna, una mostra dove artisti spagnoli e italiani potessero esporre -utilizzando diversi linguaggi e tecniche, e facendosi portatori dei loro diversi vissuti ed esperienze- opere ispirate al genio creativo e politico di Pasolini. In una della sue poesie più belle, aveva scritto: “solo l’amare, solo il conoscere conta. Non l’aver amato, non l’aver conosciuto. Dà angoscia il vivere di un consumato amore. L’anima non cresce più” indicandoci, al di là dell’angoscia di ciò che è passato, la necessità di tessere, senza sosta, orizzonti di futuro.
La mostra, in Italia, ha un luogo (un “set”, verrebbe da dire) di grande suggestione: fra la campagna di Bosco, nel Cilento, dove il tempo sembra essersi fermato, sorge la casa-studio di José Ortega, il grande pittore spagnolo che aveva eletto il piccolo paese campano a buen retiro e luogo di lavoro. Le opere su Pasolini saranno esposte, quindi, accanto a quelle di Ortega e i due grandi artisti si troveranno, inaspettatamente, a dialogare. E noi spettatori scopriremo, così, che hanno molto in comune: ad esempio l’amore incondizionato per quello che Pasolini chiamava “popolo millenarista” contadino e proletario del meridione del mondo, al quale Ortega ha dedicato interi cicli (le Raccoglitrici di olive, i Segadores), la rabbia contro i soprusi del potere e l’anelito per la libertà (Ortega era un esiliato del regime franchista; Pasolini fu osteggiato, vilipeso, condannato, per le sue idee e le sue opere, durante tutta la sua vita). Entrambi artisti. Entrambi uomini che avrebbero detto “Mi rivolto, dunque sono”.
Perché l’uomo può dirsi tale -e questo Pasolini e Ortega lo sapevano bene- se lotta per riconoscere l’altro come simile. Come compagno di lotta. Come fratello.